sabato 22 maggio 2010

Il gioco del 15

sabato 22 maggio 2010
Non avrò certo io scoperto qualcosa di nuovo, ma ho capito che quelle persone che cercano di "sistemarsi" la vita facendo quello che credono sia la soluzione giusta, quella per non soffrire, per non rischiare, per non puntare sul tappeto verde di quel casinò di vita che ci é data, nemmeno una mezza fiche mentendo anche a se stessi, poi inevitabilmente cominciano ad essere vittime di qualche fobìa, di ipocondria, di manie anche invalidanti, a volte.
Ovviamente da questo discorso sono esonerate le persone che soffrono di patologie conseguenti ad un trauma psicologico la cui cura richiede un intervento diverso.
Ma le persone di cui parlo avranno lentamente la loro esistenza privata totalmente della tanto agognata tranquillità, ma in un modo decisamente più subdolo, tanto che la sofferenza che vivranno senza che se ne rendano nemmeno conto, sarà maggiore di quella che hanno fatto tanto per evitare cercando di fare "la cosa giusta" e non quella che avrebbero voluto.
E' ovvio che spesso si é costretti a fare questo tipo di scelte e che non si può decidere di poter fare sempre quello che si vuole o di assecondare i propri sogni ma quando queste forzature si sommano, il mix può diventare pericoloso.
E' come se la nostra testa (e la testa intesa come materia grigia é mistero ancora, nel nostro secolo) , volesse fare un dispetto "spostando" i problemi":
"Ah, hai scelto degli studi che non ti piacciono perché é quello che vogliono i tuoi genitori? ti ostini a fare un lavoro che odi perché é un posto fisso? vuoi per forza stare con chi non ami perché ti dà "sicurezza" (economica o affettiva), vuoi continuare a vivere in un luogo in cui non stai bene? pensi di poter controllare del tutto la tua vita? ed io te la faccio vivere questa vita che pensi di aver messo "al sicuro", ma la pagherai in altro modo, perché tu il pieno controllo della vita tua non lo puoi avere, non sei onnipotente".
E così cominciano ad andare tutti i giorni dai medici con il terrore dei mali più assurdi, non riescono a prendere l'aereo o anche altri mezzi, a volte. Tutto diventerà una specie di "gioco del 15" dove metti a posto una casella ma te ne ritrovi un'altra da sistemare. Cominceranno ad avere ansie di diverso tipo, attacchi di panico, angoscie apparentemente immotivate che cercheranno di sedare periodicamente con gli psicofarmaci che sono come gli antinfiammatori, ti tolgono il dolore sul momento, ma non la causa di esso.
E la causa di esso é per lo più aver messo un bavaglio ai propri desideri.


Perché i desideri sono stronzi, sapete?
Magari non ci si avvereranno mai, ma non ci perdoneranno di non aver creduto nemmeno una volta che potessero farlo.

lunedì 3 maggio 2010

Il pudore della lettura

lunedì 3 maggio 2010
Solitamente leggo in autobus o nella pausa al lavoro. Raramente a casa.
Ma se sto tra la gente mi da un leggero fastidio far sapere che libro sto leggendo di qualsiasi cosa si tratti, sia pure un classico letterario e quando arrivo all'ultima pagina devo essere sola. La conclusione di un libro é qualcosa di intimo, di non condivisibile visivamente con nessuno per me, come può esserlo un addio.

sabato 1 maggio 2010

Similitudini

sabato 1 maggio 2010
La gente nelle giornate di sole cerca il verde ai bordi delle città come le piante le crepe nel cemento ai lati delle strade.
Apparteniamo molto più alla terra di quello che crediamo.

venerdì 30 aprile 2010

Per recuperare la giovinezza basta ripetere le proprie pazzie.

venerdì 30 aprile 2010
Mi sono resa conto che mi capita spesso e da tempo ormai, di immaginare le persone che vedo, i loro visi, i loro capelli, da anziane. Non tutti però; direi maggiormente le persone che giudico belle. E' una specie di gioco, l'intuizione dei loro tratti somatici quando non saranno più giovani.
Un gioco ovviamente senza alcun tipo di riscontro.
Oppure mi succede di osservare dei ragazzetti (uomini), di circa vent'anni, quelli da centro sociale e "voglio spaccare il mondo", con il loro abbigliamento fatto di t-shirts provocatorie, di collanine artigianali al collo e pensare come saranno tra un'altra ventina di anni, gli ideali conservati nel cassetto del comò insieme agli altri cimeli, i buoni propositi di individualismo dentro una 24ore, accartocciati tra mille compromessi, con la camicia celeste da impiegato, la cravatta firmata, una calvizie incipiente che rende sempre più difficile immaginare la chioma fluente che hanno ora (sempre che nel frattempo non abbiano messo a punto qualche miracolo tricologico), qualche kg in più oppure no perché vanno regolarmente in palestra dopo l'ufficio e si imbottiscono di integratori, il figlio per mano, magari nel week end in cui gli spetta di tenerlo come da decisione del giudice dopo il divorzio dalla donna che avevano sposato dieci anni prima.
Perché é così che finisce sempre, cari miei. Eccezioni sempre più rare a parte.

Dev'essere una sorta di sindrome da "Ritratto di Dorian Gray", questa.

Quanti di noi farebbero a cambio col proprio ritratto?

lunedì 26 aprile 2010

I wanna go to Marz

lunedì 26 aprile 2010

martedì 20 aprile 2010

Chi dorme non piglia programmi

martedì 20 aprile 2010
Quasi sempre mi addormento con la tv accesa. Non perché la guardi, la tengo come abat-jour; l'unica funzione che ancora la rende utile insieme a qualche altra rara trasmissione che catturi il mio interesse.
Giustappunto, avendo lasciato il volume troppo alto, il suono di una sigla mi fa svegliare di soprassalto verso le 2,25.
E così scopro che su Rai tre esiste una trasmissione di poesia e psicologia a mio parere magistralmente condotta da Gabriele La Porta, dal titolo "Inconscio e magia -Psiche". Che dura dalle 2,30 (si, si proprio di notte), alle 3,00.
Mi sembra un ottimo orario, no?
Così ho deciso che valeva la pena perdersi una mezz'ora e più di sonno per guardarla.
Per avere un pò di cultura in televisione nel 2010 bisogna essere nullafacenti o insonni, o entrambe le cose. Chi lavora ad orari "normali" va a dormire sognando i culi delle veline, continuando a sguazzare in quella mediocrità che rende mediocre anche la stessa ignoranza.
Non c'é scelta.

lunedì 29 marzo 2010

La vera eternità?

lunedì 29 marzo 2010
L'avvento di Internet e dei social network ci rende partecipi inevitabilmente di azioni nuove e relative sensazioni.
Ci mette in relazione nello stesso momento e permette di interagire con noi e tra loro persone che fanno o hanno fatto parte della nostra vita per motivi
diversi, in tempi diversi ed in luoghi del mondo diversi. Tutto questo con il tasto "aggiungi agli amici".
E questo già di per se é spiazzante, perché é come dare una festa ed invitare tutti o quasi quelli che da quando sei nato ad oggi che hai 40 anni hanno avuto a che fare con te: fidanzato attuale, ex, ex ex, parenti, professori, compagni di scuola, colleghi di lavoro, tutti insieme nella stessa stanza appassionatamente ed anche ma sì, per non farti mancare niente e perché fa numero, altri che non conosci, che di persona forse non incontrerai mai e che rimarranno per sempre entità sul tuo pc.
Ma cosa succede quando invece qualcuno di questi viene a mancare? fisicamente, intendo. Muore.
Allora ti ritrovi davanti le sue foto, anche quelle in cui c'eri tu, i vostri dialoghi, le sue battute, le tue risposte, i vostri messaggi privati.I suoi scherzi.
E allora cosa fai .. clicchi "rimuovi dagli amici"?
E' come dire .. ti depenno dai miei contatti perché sei morto, ormai sei una realtà passata, non possiamo condividere più niente ed almeno in questa dimensione, quella a noi conosciuta,quella in cui ci si scambiano file, filmati,animali virtuali,barzellette, non esisti più.
E' una azione "forte". La senti ingiusta.
Così lo lasci, perché é un modo di ricordarlo, no?
Ed il suo profilo si trasforma quindi in una lapide digitale. Puoi lasciargli messaggi di affetto negli anniversari della sua nascita e della sua scomparsa,
puoi convincerti in questo modo di fargli sapere che non lo hai dimenticato o convincertene tu stesso.
Ed allora la festa di cui sopra diventa macabra, perché coloro che sono morti, sui social network continuano a coesistere nella stessa stanza virtuale
insieme ai vivi, non sono interattivi allo stesso modo, almeno non più di quanto non lo saresti tu stesso durante un periodo intenso che non ti lascia
spazio per lo svago al pc o in uno depresso in cui non ti va di sentire nessuno.
Ed allora ti chiedi: su internet viviamo o siamo morti? cosa ci distingue qui gli uni dagli altri?
Forse la vera eternità sarà questa. Vivremo per sempre tramite le nostre entità virtuali, i nostri lasciti saranno le parole che ci scambiamo qui ed i
dati forniti nei database le nostre spoglie immortali, come barche deserte alla deriva infinita, che solcano la rete.

giovedì 18 febbraio 2010

Deadbook

giovedì 18 febbraio 2010
Ok, qualcuno potrà dire che é un post lugubre e scandalizzarsi.
Ma sta di fatto che l'altro giorno ero alla fermata del bus di ritorno dal lavoro sotto una pioggia torrenziale e pensavo che i miei gatti mi stavano aspettando per mangiare. Ed all'improvviso ho pensato: "Se mi succedesse qualcosa ed io cessassi improvvisamente di esistere, quanto tempo passerebbe prima che qualcuno potesse aprirgli la porta di casa e dargli da mangiare e da bere? (io ho un padre che vive in un altra città e va bene così ed una zia molto anziana che non esce di casa perché non sta bene).
E dopo? chi li prenderebbe con se? mio padre li abbandonerebbe a loro stessi in campagna e starebbe a posto così. Non per cattiveria, ma perché per lui gli animali devono stare lì.
E chi conosco? gli amici, come farebbero a sapere che mi é successo? penserebbero magari che sono sparita, ho cambiato numero e non voglio più parlare con loro. O non voglio più scrivere. E se mi chiamassero per avere notizie, chi risponderebbe? Qualcuno a questo punto potrebbe replicare: "E chi se ne frega, tanto non ci sono più".
Ma c'é qualcuno con il quale vorrei che questo equivoco non ci fosse.
Internet é un bel paradosso. Stiamo tutti i giorni a raccontarci pure quante volte siamo andati al cesso sui vari social network FB, Twitter, ecc. Ma se poi non ti colleghi più chi viene a sapere perché? o chi si fermerebbe a chiederselo in mezzo a tutto quel chiasso?
Ok, ho un cellulare. E che ci farebbe chi ne entra in possesso? si metterebbe a chiamare, a scrivere a tutti o a tenerlo acceso per dare spiegazioni a chi chiama? mio padre non saprebbe nemmeno accenderlo, un Iphone.
Nei paesi ancora adesso si appende un necrologio di carta e tutti sanno che non ci sei più. Gente che internet non lo sa nemmeno usare.
Questa cosa mi fa sorridere.
La verità é che quando una persona cessa di esistere cerebralmente, purtroppo con lei cessano anche le sue volontà, se queste non sono espresse nero su bianco e non sono state messe in chiaro per tempo. E si finisce in balìa di quello che gli altri in memoria di te egoisticamente vogliono o hanno la presunzione di credere anche se in buona fede, sia il tuo pensiero o la tua volontà. Vedasi per l'accanimento terapeutico, la donazione degli organi e così via.
Credo che ognuno di noi se desidera far sapere cosa deve essere fatto "dopo" di se stesso o di chi gli sta a cuore, debba pensarci da subito e non quando arriva alla terza età o quando é seriamente malato. E' un atto di non egoismo anche questo.
Lasciamo scritto chi vogliamo venga avvertito, come accudire i nostri animali, cosa fare di noi, se vogliamo qualora fosse possibile, che i nostri organi possano far vivere qualcun altro.
Ma la nostra società non é ancora pronta per tutto questo; ti guardano con gli occhi sbarrati come se avessi detto loro che stai per ammazzarti oppure con la commiserazione di chi guarda una persona infelice.
Si, magari sarò anche depressa, ma forse i momenti tristi servono anche a prendere coscienza delle cose alle quali quando sei felice e contento non pensi.

mercoledì 27 gennaio 2010

Ho perso il giudizio

mercoledì 27 gennaio 2010
Dal dentista, stasera.
Io ed il dentista dovremmo andare a fare i provini per Zelig, perché ogni volta inanelliamo una serie di battute degne del vecchio avanspettacolo.
"Dentista: "Eh, c'é una carie .."
Io: "Grande?
D: "Due vani più accessori :D"
Io: <_<
D: "Dobbiamo toglierlo, tanto é quello del giudizio, non ti serve".
Io: "Ah, quando si dice togliere il problema alla radice!"
D: " <_< ... Lo togliamo subito.
Io: "Subito?? ma ..."
D: "Eh, approfittiamo che ti avevo già fatto l'anestesia".
Io: "Evvabbé, togliamoci sto dente ...".
(....)

domenica 24 gennaio 2010

Oggi non si parla ... oggi si ascolta.

domenica 24 gennaio 2010

giovedì 21 gennaio 2010

Quando si dice 'a cuRtura ..

giovedì 21 gennaio 2010
I quartieri antichi di Roma sono fantastici.
Ieri ero andata alla pizzeria di Campo de Fiori dove spesso pranzo.
Mentre ero sulla porta un tizio che si era fermato a parlare con alcuni studenti fa un fischio alla pecorara diretto ad un suo amico che ha una bottega più avanti nella via e chiede a gran voce la terza persona singolare del verbo "potere" declinata al passato remoto perché ad uno dei ragazzi serviva saperlo.
A quel punto in pochi secondi nella strada si scatena una disquisizione tra quelli che erano fermi come me a mangiare accanto alla pizzeria sulla corretta declinazione, alcuni asserivano che si dicesse potè, altri che si dicesse potette, fino a quando qualcuno non ha deciso di collegarsi con il proprio iphone ad internet per consultare un vocabolario on line su cui abbiamo appurato che é corretto in entrambi i modi.
A quel punto il tizio che aveva fatto la domanda ha quindi chiamato di nuovo il suo amico: "AOH! SE PO' DI' IN TUTTI E DUE I MODI, ' A CAPI'?"
Amico: "Ah, vabbé ...".

sabato 16 gennaio 2010

Lo so, non sono la prima a notarlo e non sarò l'ultima

sabato 16 gennaio 2010


Ma é la seconda volta stamattina che apro ITunes Store, mi trovo la faccia di Peter Gabriel davanti e penso: che ci fa qua Giorgio Faletti?

sabato 9 gennaio 2010

formspring.me

sabato 9 gennaio 2010
Ask me anything http://formspring.me/ladymar