giovedì 18 febbraio 2010

Deadbook

giovedì 18 febbraio 2010
Ok, qualcuno potrà dire che é un post lugubre e scandalizzarsi.
Ma sta di fatto che l'altro giorno ero alla fermata del bus di ritorno dal lavoro sotto una pioggia torrenziale e pensavo che i miei gatti mi stavano aspettando per mangiare. Ed all'improvviso ho pensato: "Se mi succedesse qualcosa ed io cessassi improvvisamente di esistere, quanto tempo passerebbe prima che qualcuno potesse aprirgli la porta di casa e dargli da mangiare e da bere? (io ho un padre che vive in un altra città e va bene così ed una zia molto anziana che non esce di casa perché non sta bene).
E dopo? chi li prenderebbe con se? mio padre li abbandonerebbe a loro stessi in campagna e starebbe a posto così. Non per cattiveria, ma perché per lui gli animali devono stare lì.
E chi conosco? gli amici, come farebbero a sapere che mi é successo? penserebbero magari che sono sparita, ho cambiato numero e non voglio più parlare con loro. O non voglio più scrivere. E se mi chiamassero per avere notizie, chi risponderebbe? Qualcuno a questo punto potrebbe replicare: "E chi se ne frega, tanto non ci sono più".
Ma c'é qualcuno con il quale vorrei che questo equivoco non ci fosse.
Internet é un bel paradosso. Stiamo tutti i giorni a raccontarci pure quante volte siamo andati al cesso sui vari social network FB, Twitter, ecc. Ma se poi non ti colleghi più chi viene a sapere perché? o chi si fermerebbe a chiederselo in mezzo a tutto quel chiasso?
Ok, ho un cellulare. E che ci farebbe chi ne entra in possesso? si metterebbe a chiamare, a scrivere a tutti o a tenerlo acceso per dare spiegazioni a chi chiama? mio padre non saprebbe nemmeno accenderlo, un Iphone.
Nei paesi ancora adesso si appende un necrologio di carta e tutti sanno che non ci sei più. Gente che internet non lo sa nemmeno usare.
Questa cosa mi fa sorridere.
La verità é che quando una persona cessa di esistere cerebralmente, purtroppo con lei cessano anche le sue volontà, se queste non sono espresse nero su bianco e non sono state messe in chiaro per tempo. E si finisce in balìa di quello che gli altri in memoria di te egoisticamente vogliono o hanno la presunzione di credere anche se in buona fede, sia il tuo pensiero o la tua volontà. Vedasi per l'accanimento terapeutico, la donazione degli organi e così via.
Credo che ognuno di noi se desidera far sapere cosa deve essere fatto "dopo" di se stesso o di chi gli sta a cuore, debba pensarci da subito e non quando arriva alla terza età o quando é seriamente malato. E' un atto di non egoismo anche questo.
Lasciamo scritto chi vogliamo venga avvertito, come accudire i nostri animali, cosa fare di noi, se vogliamo qualora fosse possibile, che i nostri organi possano far vivere qualcun altro.
Ma la nostra società non é ancora pronta per tutto questo; ti guardano con gli occhi sbarrati come se avessi detto loro che stai per ammazzarti oppure con la commiserazione di chi guarda una persona infelice.
Si, magari sarò anche depressa, ma forse i momenti tristi servono anche a prendere coscienza delle cose alle quali quando sei felice e contento non pensi.